Patriote Venete

(Vivandiere)

Le poche donne che nella Serenissima seguivano i loro uomini in battaglia, solitamente provenivano dai vari territori della Repubblica non ricoprivano il ruolo di soldati, erano le mogli, le sorelle o le figlie dei militari, si occupavano del cibo, dei feriti e accudivano gli animali, alcune addirittura seguivano negli spostamenti gli eserciti di terraferma per intraprendere piccoli commerci con le truppe.

Usavano vestirsi con giacche o velade dismesse dai militi per morte o per usura oppure con il loro abito tradizionale. Nei forti a difesa dei territori della Repubblica, dove prestavano servizio i militi veneti era usuale che i soldati vi vivessero con tutta la famiglia.

Nelle insurrezioni dei territori veneti contro i francesi nella fine del ‘700 e nei primi anni dell’800, le patriote venete ebbero una nobile parte rimanendo a fianco dei loro uomini, spesso sacrificando la loro stessa vita in nome di San Marco, ad esempio durante l’ insurrezione popolare delle Pasque Veronesi del 1797 a Pescantina ( Verona) si fecero fucilare per difendere la loro patria.

Un famoso episodio avvenne a Loria in provincia di Treviso dove un centinaio di madri per salvare i loro figli dalla leva obbligatoria allora imposta da Napoleone, distrussero la municipalità giacobina dove si trovavano gli archivi.

Nel feltrino divenne famosa una patriota che a dorso di un mulo e a capo di un gruppo di donne attirava nei boschi i militari francesi derubandoli ed uccidendoli per vendicarsi delle malefatte e delle violenze subite durante l'occupazione napoleonica nella città di Feltre.