1° Reggimento Artiglieria

Dal 1757 al 1770 venne organizzato il reggimento dell’artiglieria veneta e presi come modello gli eserciti di stati quali, la Prussia e l’Austria, all’inizio l’artiglieria fu curata dal brigadiere Tartagna ma fu l’inglese Jacopo Pattison che nel 70 attestandosi agli ordini del Senato veneto la rinnovò. Il Pattison istituì 12 compagnie di cui 4 furono destinate al riparto di Levante e Golfo, 4 alla Terra ferma e 4 alla Dalmazia, ogni compagnia era formata da circa 60 uomini, che venivano radunati e addestrati al Lido, dove era praticata una cura particolare nelle esercitazioni dei cannonieri. Venivano eseguite le manovre che prendevano il nome dai 5 tipi di cannone ed erano : l’ esercizio della colubrina, del canon da campagna, del canon da nave, del canon da batteria e per ultimo l’esercizio del mortaro.

I cannoni avevano la canna in bronzo o in acciaio, i calibri minori erano da 3-6-9 e 12 libre, ma potevano arrivare fino a 50 libre per i pezzi da batteria costiera. Erano montati su affusti lignei e avantreni trainati da cavalli o con corde tirate da almeno due uomini.

Un cannone pesava in media a seconda della tipologia da 300 a 990 kg, i proiettili dell’artiglieria da campagna erano palle piene fuse in ghisa di ferro o a mitraglia denominati anche “scatola”, gli obici invece sparavano proiettili sferici cavi riempiti all’interno di polvere e muniti di razzo, anche per questi potevano essere usate le scatole a mitraglia.

La mira si faceva a occhio, e le rettifiche del puntamento erano eseguite mediante l’elevazione di una grossa vite assiale di alzo.

La gittata efficace era: per la palla da 700 a 900 metri per le scatole a mitraglia da 400 a 600 metri, per l’obice da 700 a1200 metri, quando invece non occorreva la precisione di tiro si potevano lanciare fino a 1800 metri.

La cadenza del tiro era di uno o due colpi al minuto.

I serventi al pezzo erano da 2 a 4, divisi in:

• Bombardiere, che era il responsabile delle polveri delle cariche delle micce degli accenditori che lui stesso preparava.

• Cannoniere, che era l’addetto al posizionamento del cannone, dell’alzo e dell’accensione della carica.

• Artigliere, che era l’addetto alla pulizia della canna, allo spegnimento dei tizzoni ardenti in canna, e alla calcatura del colpo.

• Conducente, che era colui che posizionava manualmente il cannone e solitamente era pure il proprietario del cavallo “requisito” aveva la possibilità di seguire l’animale in guerra per accudirlo, la sua paga mensile era la stessa percepita in un anno da un bracciante . L’artiglieria veneta fu perfezionata dal sovraintendente Domenico Gasperoni che la rinnovò, apportando con le sue innovazioni un’ottima efficienza della stessa.

Nel collegio militare di Verona si istruivano i giovani ufficiali veneti, il corso durava 6 anni.

DIVISE ARTIGLIERI VENETI

Fino al 1778 l’uniforme dell’artigliere veneto era di panno color rosso con mostre blu, avevano bragoni e gilet in panno bianco, ma con l’ultima riforma la divisa cambiò. La giacca si accorciò, cambiò colore venne usato infatti il panno grigio ferro, sia per la giacca che per il gilet e i pantaloni, le mostre erano nere come pure le incrociature in pelle, sul capo portavano un caschetto in pelle uguale alla fanteria con placca in ottone. L’armamento dell’artigliere consisteva in, un fucile ad avancarica e una daga, ossia una grossa spada corta. Gli ufficiali cadetti del collegio militare di Verona avevano in dotazione una uniforma diversa, essa infatti era in panno blu con mostre rosse, sul capo i cadetti portavano una calotta di cuoio nero con finta visiera fregiata d’oro. I tessuti che l’esercito usava per le uniformi venete, venivano forniti dalle tessiture di Schio e Castelfranco Veneto.